11 Mar WeWomEngineers : Tappa a Pisa per “Donne e Ricerca”
Ciao ragazzi, vi racconto l’avventura in quel di Pisa partendo dal mio post su Facebook:
[Il mondo è bello se stai a Pisa, incontri la Torre magnifica, una WWevvina stupenda, assapori la Cecina e ti gusti la Spuma.
È bello perché senti storie, altre storie, bellissime quanto faticose storie e racconti la tua, da pazzerella. E che ansia … ma stavolta l’ho detto prima. Mi sono scusata e ho spiegato che esordivo senza numeri ma con la mia storia.
Non ci crederete ma io sono figlia dello stereotipo, mio padre è stato male quando l’ho avvisato che volevo diventare ingegnere e mia madre è stata male perché essere ingegnere biomedico ai tempi era veramente un mistero.
Abbiamo lavorato insieme in questi anni, ci vogliamo più bene di prima. Abbiamo superato insieme momenti che … lacrima scansate. Ho accolto e accettato, ho spiegato a me stessa e poi a loro. Ho fatto percepire la mia passione che è poi quella che mi spinge ancora oggi. Non ho corsi da offrire né giornate a tema, offro la nostra felicità di community, vi offro il mio supporto perché credo davvero che ognuna abbia il diritto ai “propri sogni”. Credo ai tavoli aperti, al coraggio di buttarsi tra i giovani, alla voglia di idee nuove che “cosino” risultati]
Ecco a caldo la mia riflessione poco prima di partire per Torino e tornare a casa da Riccardino.
Stamattina mi sono svegliata e ho avuto una marea di pensieri e fatemi dire la cosa più importante : abbiamo bisogno di parlarne ad un tavolo ma ancora di più abbiamo bisogno di “cose fatte” ma soprattutto, personalmente, vedo la necessità nel riconoscere problemi che di fatto esistono. Ho letto diversi articoli prima di intervenire al tavolo nella Sala Baleari del Comune di Pisa, mi sono veramente interrogata sul messaggio da portare. Ho riflettuto sui numeri più significativi e la verità che ho considerato espressamente, è stata semplicemente la mia storia.
Una storia come mille altre ma che certamente rappresenta il campione da analizzare. [Vi spiego meglio]
Parlare o descrivere un fenomeno, un episodio in modo efficace senza averlo vissuto in parte sulla propria pelle, nella propria strada non è semplice. Avevo di fronte a me storie di donne impegnate da anni, che combattono per davvero! Mi dicono sì che ho emozionato, forse perché io stessa vivo esattamente così ed è ciò che tendo a voler condividere con voi ma questo basta?
Assolutamente no 🙂
E’ un tassello che serve, perché se avessimo entusiasmo da vendere probabilmente questi tavoli si trasformerebbero in veri e propri Camp esperienziali e allora sì che dopo “n Camp” potremmo tirar giù delle stime per capire se le attività proposte abbiano generato dei risultati.
Spesso sento dire :
“vi trovate, parlate e poi non emerge nulla di continuativo”.
La continuità è uno degli elementi di cui secondo me hanno bisogno i giovani, la continuità come modello rappresentativo della nostra società, la garanzia di sapere che qualcuno c’è perché “combattere” gli stereotipi forse può generare soluzioni di emergenza, di contingenza ma non a lungo termine. Quante volte poi sottolineiamo quanto sia importante l’inserimento della donna nel mondo lavorativo eppure, ancora oggi, numeri alla mano ci dicono che il 50% delle donne questo mercato non lo vede nemmeno. Probabilmente, aggiungo io, in assenza di modelli, di buoni esempi, di garanzie, di sostegno e di fiducia sarà un mondo ancora più lontano.
Allora che fare se non continuare a parlarne?
Credo che il porsi degli interrogativi in maniera proattiva non sia da condannare, anzi, evidenzia una necessità su tutte :
-La voglia di apportare il cambiamento-
È certo che non siamo veramente uniti in questo su tutta la filiera politico-sociale e sarà difficile credere per noi ragazzi ad un cambiamento radicale. Parlarne è una goccia in mezzo ad un mare, in questi mesi con WeWomEmgineers e addentrandomi nei social potrei elencarvi innumerevoli e lodevoli iniziative sul tema SteAm, STEM, Gender Bias. Progetti che includono anche e soprattutto un pubblico giovanissimo. Però la tendenza è quella di evidenziare le proprie iniZiative come uniche e non confrontabili con altri modelli.
Io invece vorrei un fil Rouge dentro le famiglie, aprendo un dialogo senza paura per la tecnologia e la scienza, vorrei un Festival Nazionale STEM, vorrei nelle scuole l’Educazione alla Parità fin dall’asilo, vorrei ai Politecnici dibattiti costanti, continui e “normali” sull’andamento di queste tendenze, sul rapporto delle giovani con queste materie, sul rapporto vero delle giovani con il “retaggio sociale”, vorrei sapere cosa pensano i ragazzi maschi, se pensano che sia inutile parlarne o se si rendono conto che in realtà questo retaggio se moltiplicato e amplificato nei figli che verranno non genererà un vero cambiamento.
Perché la nostra community nel piccolo desta interesse ?
Perché fondamentalmente ci crediamo, siamo consapevoli del mondo che quotidianamente dobbiamo affrontare ma abbiamo confluito le difficoltà su una strada comune, la strada del Sostegno Reciproco, altra cosa a cui noi italiani siamo poco abituati
Con questo ultimo pensiero vi saluto dicendovi che la giornata a Pisa è stata una tappa bellissima che, spero, possa aumentare la consapevolezza del nostro potenziale.
Abbiamo il potere digitale per non fermarci, abbiamo il dovere di non fermarci, abbiamo il diritto di ottenere una società migliore.
Colgo l’occasione per ringraziare infinitamente Enza Spadoni e Marilù Chiofalo per aver scelto la storia di WWE per rappresentare l’ingegneria biomedica!
Ringrazio tutti i partecipanti, specialmente le studentesse ad ingegneria biomedica e medicina 🙂
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