05 Dic HU-RO-TECH: è nato prima l’uomo o il robot?
È nato prima l’uomo o il robot?
Per quanto la domanda possa apparire priva di senso, vi assicuro che la risposta non è così scontata.
Mi presento…
Mi chiamo Elisa, e sono una giovane bioingegnera torinese. Ho conseguito la laurea al Politecnico di Torino nel marzo 2016, ma non mi sentivo ancora pienamente soddisfatta del sudatissimo traguardo. Infatti, dopo pochi mesi, sono stata adottata per tre lunghi anni presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica, alla conquista di un dottorato in (BIO)meccanica. Anche se mi attende ancora un terzo del mio percorso da dottoranda, credo di aver imparato tantissime cose in questi due anni, tra successi (pochi) e disperazioni (troppe). Ho potuto mettermi alla prova con nuove esperienze, investigare differenti ambiti di ricerca, nonché sviluppare una forte capacità di adattamento.
Tra le tante consapevolezze acquisite, una fra tutte ha acceso un focolare di emozioni e pensieri. Il bisogno di condividere le mie passioni, il mio lavoro e la mia vera natura di ingegnere biomedico. Insomma, allargare i miei orizzonti ed aprire una finestra sul mondo, confrontarmi con la quotidiana realtà e con ciò che mi circonda, ma anche prendervi spazio attivamente.
Quale trampolino di lancio migliore di WWE? Gruppo di donne bioingegnere con numerosi obiettivi condivisi e tanta voglia di raccontarsi alla società? Dopo pochi giorni di ricerca, infatti, ho avuto occasione di imbattermi nel sito, ed è stato amore a prima vista. Il gruppo, il blog, le persone, i traguardi, i sogni… WWE soddisfava a pieni voti ciò che stavo cercando.
La mia ricerca…
Il cuore centrale della mia ricerca di dottorato riguarda lo sviluppo di un esoscheletro attivo per il supporto del tronco del lavoratore. Ma tranquillizzo subito gli animi: non è l’argomento su cui vorrei raccontarmi qui. O meglio, questa è solo una delle innumerevoli e citabili applicazioni che fanno parte dell’immenso mondo della Robotica e che vedono protagonista l’interazione diretta tra uomo e robot, tra l’utilizzatore e la macchina. Ed è proprio su questa diretta interazione che vorrei soffermarmi.
Esoscheletri e non solo…
Quindi, sì, avrò anche occasione di parlare di esoscheletri, ma non solo. Perché la tecnologia, in particolare la robotica, è ormai sinonimo di quotidianità. Ha trovato spazio nelle giornate della maggior parte di noi, e si è radicata così saldamente da riuscire a mimetizzarsi, senza dare nell’occhio. La robotica è fonte di ispirazione nel mondo del cinema e delle serie TV, interagisce direttamente con persone di ogni età, si mostra forte alleata e collaboratrice degli operai, ma anche delle casalinghe.
Le tecnologie più all’avanguardia rispecchiano quelli che erano i sogni e le aspettative di un paio di decenni fa, e si spera che le odierne challenge si traducano in concrete applicazioni prossimamente. La relazione tra uomo e robot è oggetto di analisi ormai da tempo e si prospetta una sua indiscussa e confermata centralità nei prossimi anni. Nonostante il suo riscontrato protagonismo, vi sono ancora numerose sfaccettature che richiedono accorgimenti, nonché alcuni dubbi sulla sua effettiva utilità ed innocuità.
Torniamo alla domanda iniziale!
A questo punto occorre tornare alla domanda: “è nato prima l’uomo o il robot?”. Perché indubbiamente l’uomo è l’inventore, il creatore, passatemi il termine, il “papà” dei robot. Ma ne è anche il fine ultimo, lo scopo dell’applicazione. Tutto viene creato dall’uomo, per l’uomo. La figura dell’utilizzatore diventa quindi il vero punto focale dello sviluppo di una tecnologia robotica, la quale si rivela semplicemente un mezzo, uno strumento pratico per migliorare e agevolare le condizioni dell’uomo stesso. Il percorso di sviluppo tecnologico non viene descritto come una linea retta che collega un inizio ed una fine, ma è meglio rappresentato da un percorso circolare e inoltre ricco di diramazioni, le quali partono e ritornano al vero protagonista, l’uomo.
La centralità dell’uomo si dimostra quindi un concetto fondamentale, fulcro che porta avanti lo sviluppo di tecnologie robotiche che prevedono la stretta relazione tra utente e dispositivo. Ne consegue perciò una necessaria chiave di lettura umana, un punto di vista critico in grado di evidenziare quelle che sono le capacità ed i bisogni dell’uomo. Ed è proprio qui che la figura dell’ingegnere biomedico svela le sue carte, mostrando le sue doti di mediatore tra la sfera ingegneristica e la sfera bio. Il bioingegnere riesce ad interpretare la progettazione e l’analisi di una applicazione robotica mantenendo il principale obiettivo di utilizzo, evitando di soffermarsi solo sulle conoscenze tecniche, che sono di certo ingredienti necessari per la realizzazione di un dispositivo.
HU-RO-TECH: una nuova rubrica.
Con questa mia rubrica, la mia piccola finestra sul mondo, intendo tracciare un percorso di tante tappe, alcune accompagnate ed arricchite dal tocco grafico di Giulia Regalia (WWEvvina magnifica!). Ognuna di queste tappe si dimostrerà prova inconfutabile di come il binomio uomo-robot sia ormai parte della quotidianità di tutti, e metterà in luce i vantaggi, i dubbi e le peculiarità che caratterizzano la stretta connessione tra UOMO, ROBOT e TECNOLOGIA: HU-RO-TECH.
Ed ora, sperando di aver suscitato un pizzico di curiosità, non ci resta che avventurarci.. Io sono pronta, e voi?! 😉
Elisa
Maurizia
Posted at 22:13h, 05 DicembreCiao Elisa, io e zio Paolo siamo orgogliosi di te per la capacità di descriverti con semplicità ma anche per la volontà e passione che metti nel tuo lavoro così astruso per noi ma così importante per il futuro nella bio-robotica , settore importantissimo per l’ intera umanità ? Non mollare mai , sei la luce per i tuoi genitori giustamente orgogliosi per ogni tuo traguardo e per tutti noi che ti vogliamo bene ? un abbraccio ?