29 Apr IN UTERO
Oggi, per l’appuntamento mensile con la rubrica “Nanotech & Nanomed” parliamo di un promettente esperimento per aiutare i nascituri prematuri. Attenzione: il contenuto è altamente sperimentale!! 🙂 Enjoy it!
Negli ultimi decenni la medicina rigenerativa ha fatto moltissimi passi da gigante, soprattutto nella ricostruzione di tessuti quali pelle, nervi e tessuti cardiovascolari. E’ delle ultime settimane tuttavia la notizia di esperimenti di medicina rigenerativa condotti su un organo in particolare, considerato inimitabile: l’utero. Il risultato della sperimentazione è stato condotto dal Children’s Hospital di Philadelphia ed è stato pubblicato su Nature Communication.
L’utero artificiale in questione è un contenitore riempito con fluido in grado di mimare il liquido amniotico che permette di respirare attraverso i polmoni (come il “gemello” naturale) ed è fornito di un cordone ombelicale in grado di filtrare il sangue per lo scambio di nutrienti. La temperatura all’interno del contenitore è regolata e stabile e l’ambiente è completamente sterile. Tutto è stato progettato per essere il più fedele possibile alla realtà. Per lo scambio di ossigeno del sangue non sono state utilizzate pompe che potrebbero causare danni al cuoricino in via di sviluppo; il cuore del feto pompa il sangue attraverso il cordone ombelicale, dove un apparecchio lo filtra , arricchendolo di ossigeno e purificandolo dall’anidride carbonica; lo stesso discorso vale per la respirazione che non viene supportata da un respiratore artificiale, ma avviene completamente attraverso il liquido amniotico che viene continuamente arricchito dei nutrienti necessari. L’esperimento è stato condotto per circa 4 settimane su alcuni agnelli dando ottimi risultati e li ha accompagnati nella loro crescita fetale.
Alcune dovute precisazioni: l’utero artificiale non è in grado di sostituire l’intera gravidanza ma è in grado di supportare il feto solo per alcune fase di gestazione (fase intermedia e finale). I cuccioli protagonisti dell’esperimento avevano una vita pari alle 23/24 settimane di un feto umano. Tuttavia, considerando che 22 settimane è un tempo limite della sopravvivenza per un feto umano prematuro (con un peso di circa 600 g e speranze di sopravvivenza del 20-30%), la possibilità di poter completare la restante parte della gravidanza nell’utero artificiale e dare una possibilità maggiore di sopravvivenza al feto è sorprendente.
Alan Flake, direttore del Centro per la ricerca fetale del Children’s Hospital di Philadelphia, spiega che il sistema non mira di certo a sostituire una madre ma ha l’obiettivo di prevenire complicazioni gravi che normalmente si verificano per bambini estremamente prematuri, creando un collegamento fra utero e mondo esterno. In questo modo la formazione degli organi verrebbe completata mimando quanto più possibile una situazione naturale e dando ai piccoli prematuri una speranza in più.
Per maggiori informazioni:
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/04/25/news/creato_l_utero_artificiale_per_i_bambini_prematuri-163876243/
Gianna Nigro
Posted at 22:42h, 29 AprileRaffa, al di là dell’articolo, interessantissimo..sai che avevi conquistato il mio cuore già con il titolo.