WWE fa un salto nel futuro Parte 2. La missione

WWE fa un salto nel futuro Parte 2. La missione

Ore 9.00, si aprono i cancelli e 800 visionari si riuniscono in un’unica sala, distribuendosi in 70 tavoli rotondi. Al centro della sala un palco, trampolino di lancio di 5 differenti sessioni: Corpo, Evoluzione, Memoria, Società e Contaminazione. 10 ore di confronto ed 1 domanda precisa:


“Il futuro sarà solo umano?”

Sono sempre io, Elisa, la curiosa dottoranda “BioMech” che ha deciso di raccontarsi nella rubrica HU-RO-TECH con l’obiettivo di mettere in evidenza il binomio uomo-robot nelle differenti quotidianità e sfumature che lo caratterizzano. Con queste parole terminava il mio ultimo articolo, parte introduttiva di una grande avventura ed esperienza vissuta all’evento VisionaryDays. Per chi si fosse sintonizzato solo ora, qui potete trovare la prima parte dove introduco l’evento, descrivo qualche dettaglio sui temi affrontati e sottolineo le motivazioni che mi hanno spinta a prenderne parte.

Siete curiosi di sapere come è andata?

Il punto di vista del Moderatore

Ammetto l’emozione provata entrando nel grande salone tutto allestito, ma ancora disabitato. L’idea di condividere quegli spazi con altre 800 persone, per tutta la giornata, mi spaventava. Per non parlare del tempo. Dieci lunghissime ore a parlare dei sogni e dei problemi del futuro con altri perfetti sconosciuti, senza potermi assentare con la mente nemmeno per un minuto, perché in veste di Guida e Moderatrice del mio tavolo. Tutte paure superflue, perché né lo spazio si è dimostrato troppo stretto, né il tempo troppo lungo, anzi, ed è doveroso complimentarsi con gli Organizzatori.

La sala desolata ed i primi partecipanti in arrivo

Man mano che le persone si accomodavano ai tavoli la sala ha iniziato ad arricchirsi di colori, di voci, di sorrisi e di idee. Seppur persone completamente diverse sotto ogni punto di vista, avevamo lo stesso obiettivo: condividere e contaminare. Ho sempre pensato alla contaminazione in modo negativo, senza prendere atto del potentissimo significato che può assumere se si tratta di idee e di pensieri. In questo caso CONTAMINARE è stato parte della missione sia per gli speakers ospiti, sia per i Visionari.  Gli speakers, persone esperte dei temi affrontati, hanno avuto il compito di stimolare il pubblico al confronto raccontando un po’ della propria esperienza e presentando dubbi, perplessità e possibilità del futuro. Tutto in soli 15 minuti. I partecipanti, a loro volta, hanno dovuto trovare la capacità di esprimersi e lasciare qualcosa del proprio pensiero, confrontandosi per i successivi 45 minuti.

L’esperienza di Moderatrice è stata molto stimolante ed arricchente, ma anche impegnativa. Non nascondo che ci sono state delle difficoltà, momenti in cui non sapevo come riportare il confronto sui temi proposti senza divagare troppo ed assicurarmi che ognuno avesse la possibilità di esprimersi.

Come in tutte le cose, oltre ai lati positivi, ci sono sempre delle negatività: in questo caso è stato il disorientamento. Nonostante il fortissimo entusiasmo, ho riscontrato infatti che tanti ragazzi erano disorientati e poco informati. Troppo spesso la discussione si è spinta su luoghi comuni: i robot rubano il lavoro, con il genoma editing si permetterà ai genitori di scegliere l’aspetto estetico dei propri figli, il futuro sarà senza privacy?

Mi aspettavo che, almeno a fine giornata, la confusione ed il giudizio critico venissero sopraffatti da spirito propositivo e idee su come affrontare il futuro. Dall’esperienza relativa all’evento è emerso che la preparazione sulle tematiche sarebbe stata utile non solo ai moderatori, ma anche ai partecipanti.

Saper essere una buona Guida per il proprio tavolo ha richiesto anche un’attenta gestione del materiale


Gli occhi dei Visionari

Orlando e Domenico, futuri ingegneri biomedici e vivi sostenitori di WWE raccontano la loro giornata da Visionari. Al termine dell’evento, siamo riusciti ad incontrarci e trascorrere un po’ di tempo assieme.

I ragazzi sono riusciti a strappare qualche riflessione da portare a casa, nonostante il mancato affiatamento e la scarsa attenzione del gruppo percepiti in alcuni momenti della giornata e su alcune tematiche. Il timbro ingegneristico porta spesso ad essere pragmatici e tecnici, accantonando i veri bisogni dell’uomo. Come racconta Domenico, forte sostenitore degli sviluppi tecnologici, di fronte al commento “come può una macchina, per quanto efficiente, contribuire alla componente sensibile ed umana del fisioterapista?” inevitabilmente ha potuto affrontare il problema da un’altra angolatura. Si è reso conto di come la riabilitazione non comporta solo il ripristino di funzionalità motorie, l’aiuto ed il supporto nello svolgimento di esercizi specifici. Il paziente necessita di assistenza anche a livello psicologico, emotivo, che solo un’altra persona può fornire. Premure e accortezze che spesso sfuggono a chi affronta la problematica da un punto di vista tecnico.

Allo stesso modo, però, sia Orlando che Domenico hanno potuto constatare una preparazione un po’ “acerba” e superficiale sui temi affrontati. Se da una parte è stata percepita una certa carenza di idee, dall’altra sono state proposte soluzioni un po’ oltre la concretezza. Entrambe frutto di una mancanza di giuste informazioni. La necessità di una maggiore sensibilizzazione è parsa necessaria agli occhi di tutti.

Ci siamo salutati con una riflessione: il CONFRONTO si prospetta una buona strategia. Tessendo una solida rete di comunicazione tra i settori si riuscirebbe ad unire le forze, mantenendo ben chiari i bisogni dell’utente, i limiti di utilizzo delle innovazioni e l’efficienza tecnica delle macchine. Rendere un po’ meno “visionari” gli esperti in campo medico, un po’ più “sensibili” gli esperti tecnici e CENTRALI le richieste dei destinatari.

Ma siamo davvero pronti per il domani?

Personalmente NO, io credo di no. Non siamo pronti per il futuro e probabilmente non lo saremo mai, perché l’uomo istintivamente non è in grado di esserlo. Ci sarà sempre quella piccola componente tutt’altro che razionale che ci renderà impauriti e timorosi, che attiverà un freno nei nostri pensieri ed emozioni. Emozioni, sono queste le ricchezze che contraddistinguono l’uomo.

La natura umana, però, non preclude il tentare, lavorare, impegnarsi a migliorare, anzi. L’uomo accetta la sfida, si mette in gioco, non si accontenta. L’occhio e la mente umani sono sempre proiettati un po’ più in là, si vive il presente con la prospettiva del dopo, cercando di renderlo nostro. Per quanto ricco di nuove scoperte, avanzamenti tecnologici, cure, necessità, problemi e soluzioni, il futuro sarà comunque umano. E nonostante il non essere ancora pronti, ci stiamo comunque lavorando, insieme.

Forse il Futuro è ancora lontano, ma di certo stiamo compiendo piccoli passi per avvicinarci. Giornate come il VisionaryDays sono una prova inconfutabile di come i BIO-temi siano non solo oggetto di viva discussione odierna, ma anche prospettive centrali per il futuro, interesse non solo dei bioingegneri o di chi lavora nel settore della ricerca, ma di tutti i giovani.

Noi di WWE non vogliamo solo viverlo, ma partecipare attivamente nel realizzarlo, dando il nostro BIO-contributo. In fin dei conti, è quello che già stiamo facendo ogni giorno, con il nostro lavoro, il nostro gruppo ed i nostri obiettivi. Insomma, il NOSTRO domani.

Concludo ringraziando calorosamente Orlando e Domenico che hanno accettato di condividere con me il loro pensiero, e mi hanno offerto anche un buon caffè! Se siete curiosi di conoscere tutti i dettagli dell’evento e degli speakers che ne hanno preso parte, consultate direttamente il sito del Team Visionary (www.visionarydays.it)!

Il fortissimo gruppo Moderatori!


E voi, cari lettori, come ve lo immaginate il Futuro?


Fatemi sapere,
Elisa

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